STORIA DELLA CHIESA

Dalla Pentecoste al secondo millennio

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PENTECOSTE

La Pentecoste è la festa che commemora la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco sui discepoli riuniti nel Cenacolo e l’inizio dell’attività della Chiesa.

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LE PRIME PREDICAZIONI DEGLI APOSTOLI

Dopo la morte di Gesù, gli apostoli e Paolo di Tarso iniziarono le predicazioni itineranti. Nacquero centri cristiani ad Antiochia, Corinto, Efeso, Alessandria e Roma. La penetrazione del cristianesimo nell’Impero Romano non si fermò neppure di fronte alle persecuzioni scatenate dagli imperatori.

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IL MARTIRIO DI SANTO STEFANO

Stefano è il primo martire cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede e per la diffusione del Vangelo. Accusato di bestemmia, fu arrestato, portato davanti al Sinedrio e condannato a morte per lapidazione a Gerusalemme. Alla sua esecuzione assistette anche Saulo di Tarso prima della conversione.

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IL CONCILIO DI GERUSALEMME

È il primo Concilio della storia, in cui si riconosce la supremazia della Chiesa di Gerusalemme, si assegnano agli apostoli le zone da convertire, si afferma l’universalità della Chiesa.

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LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO

Pietro è uno dei dodici apostoli, quello che ricevette da Gesù la missione di guidare la Chiesa. Primo papa, coordinò la nascente comunità cristiana e venne martirizzato durante la persecuzione di Nerone. Secondo la tradizione, Pietro fu crocifisso a testa in giù a Roma sul Colle Vaticano e sepolto nel luogo in cui poi sorse la Basilica Costantiniana.

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IL MARTIRIO DI SAN PAOLO

Saulo di Tarso, ebreo, dopo essere stato persecutore dei cristiani si convertì e divenne uno dei più grandi testimoni del cristianesimo. Evangelizzò popoli e terre nei suoi viaggi apostolici e morì martire a Roma durante la persecuzione di Nerone. Fu decapitato poiché era cittadino romano e gli venne risparmiata la crocifissione. Nel luogo dell’esecuzione fu eretta l’Abbazia delle Tre Fontane e i suoi resti vennero sepolti sulla Via Ostiense dove sorge la Basilica di San Paolo fuori le mura.

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LE PERSECUZIONI ROMANE

Nei primi secoli del cristianesimo si scatenarono diverse persecuzioni. La prima fu quella di Nerone nel 64, cui seguirono: Domiziano (91), Traiano (110), Marco Aurelio (177), Settimio Severo (202), Decio (250), Valeriano (257) e infine Diocleziano nel 303. Dal II secolo in poi, la ragione principale dell’ostilità dei romani verso i cristiani fu il rifiuto da parte loro di celebrare il culto imperiale.

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LE ERESIE DEI PRIMI SECOLI

Con il diffondersi del cristianesimo e il contatto con popoli e culture diverse, nacquero le prime eresie, ossia modi differenti di intendere la fede e la figura di Gesù Cristo. Sette, chiese e movimenti ereticali − gnostici, dualistici, pseudo giudaici, orientaleggianti, misterici, apocalittici − sorsero in tutte le province del vasto Impero di Roma. Le più note sono: l’arianesimo, che sosteneva che Gesù non avesse la stessa natura divina di Dio Padre; il docetismo, che negava la piena umanità di Cristo sostenendo che il suo corpo sarebbe stato solo “apparente”; il pelagianesimo che riteneva incorrotta la natura umana e negava la dottrina del peccato originale come eredità negativa in base alla quale il peccato di Adamo si sarebbe trasmesso con le sue conseguenze negative a tutta l'umanità; il monofisismo, che attribuiva a Gesù la sola natura divina e non quella umana.

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L'EDITTO DI MILANO

Nel 311, con il cosiddetto Editto di tolleranza, l’imperatore Galerio (250-311, imperatore dal 305 alla sua morte) aveva concesso ai cristiani la libertà di culto. Due anni dopo l’imperatore Costantino (274-377, imperatore dal 306 alla sua morte) mise fine alle persecuzioni religiose con l’Editto di Milano e proclamò la neutralità dell’Impero nei confronti di qualsiasi culto, restituendo inoltre ai cristiani i beni confiscati. Il 313 segnò una tappa importante per il cristianesimo che si stava diffondendo e che ottenne la libertà di culto nei territori dell’Impero Romano.

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I PRIMI CONCILI

La Chiesa rispose alle eresie con i primi Concili ecumenici che definirono i dogmi: le verità di fede valide per i cristiani di ogni tempo. Il primo fu il Concilio di Nicea (325) in cui si contrastò l’eresia ariana affermando che Gesù è della stessa sostanza del Padre. Il I Concilio di Costantinopoli (381) si pronunciò sulla Trinità e definì la divinità dello Spirito Santo. Il Concilio di Efeso (431) dichiarò la Madonna madre di Dio. Il Concilio di Calcedonia (451) precisò il dogma di Gesù vero Dio e vero uomo. Seguirono il II (553) e il III Concilio di Costantinopoli (680-681); il II Concilio di Nicea (787) e il IV Concilio di Costantinopoli (869-870).

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IL MONACHESIMO

Il monachesimo cristiano nacque nel IV secolo in Egitto con Antonio abate, che abbandonò il mondo e si ritirò nel deserto vivendo in solitudine e povertà. Fu invece Pacomio (292-346/348), sempre in Egitto, a fondare la prima comunità religiosa sotto l’autorità di un padre spirituale: l’abate. Nel Medioevo si sviluppò il monachesimo, che assunse forme diverse: vi erano monaci che vivevano da soli in luoghi isolati (eremiti) e altri che vivevano in piccole comunità (cenobiti). In Occidente si diffuse soprattutto il monachesimo cenobitico e fu attorno alla figura di grandi vescovi come Ambrogio (339/340-397), Agostino (354-430) e Martino di Tours (316/317-397) che sorsero le prime comunità.

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LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE

L’Impero romano d’Occidente cadde definitivamente dopo che, nel V secolo, fu invaso da vari popoli non romani e privato del suo nucleo peninsulare per mano delle truppe germaniche in rivolta nel 476. Già prima di quell’anno l’Impero – soprattutto il suo esercito − era caratterizzato da un’impronta germanica, ma anche altri fattori ne possono spiegare la crisi e la caduta: guerre, carestie ed epidemie che determinarono un calo demografico; la crisi economica e la fuga dalle città saccheggiate dai barbari; la mancanza di consenso e fiducia nei confronti del governo centrale sotto il dominio dell’esercito. Dopo l’acclamazione a re di Odoacre (433-493), per tre secoli e fino a Carlo Magno, non ci saranno più imperatori d’Occidente. Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente, fu deposto da Odoacre, re degli Eruli, che si proclamò re d’Italia.

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SAN BENEDETTO DA NORCIA

Padre del monachesimo occidentale, Benedetto, dopo aver studiato a Roma, decise di dedicarsi alla vita eremitica e a Dio. La fama della sua santità presto si diffuse intorno a Subiaco e molti giovani si avvicinarono a lui per condividere il suo stile di vita. Nel 529 fondò l’Ordine Benedettino e il monastero di Montecassino. I monaci benedettini vivono sotto la guida di un abate e seguono la Regola dettata dallo stesso Benedetto che si può riassumere nel motto “Ora et labora”. Ben presto i monasteri benedettini si diffusero in tutta Europa, non solo come luoghi religiosi, ma anche come centri di cultura in cui gli antichi testi venivano copiati dagli amanuensi che li arricchivano con preziose miniature, luoghi di ospitalità e promozione umana.

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L'EVANGELIZZAZIONE DELL'EUROPA OCCIDENTALE: SAN COLOMBANO

Tra il VI e il VII secolo, il cristianesimo si diffuse in tutta l’Europa occidentale. Fondamentale per il monachesimo fu l’opera del monaco missionario irlandese Colombano (542 ca.-615), che fondò vari monasteri in Irlanda, Francia, Germania, Svizzera e Italia, a Bobbio, dove il monaco morì. Il monastero di Bobbio (Piacenza) sorse nel 614 con il sostegno del re longobardo Agilulfo (...-616, re dei Longobardi dal 591 alla sua morte) e conobbe una lunga storia di studi: fu centro di scrittura e raccolta testi. Nell’alto Medioevo ebbe un ruolo politico, religioso e culturale di primo piano. La regola seguita in questi monasteri era molto rigida: prevedeva obbedienza assoluta, rinuncia al mondo e a sé, digiuni e penitenze. Fu approvata nel 627, ma nel 643 venne affiancata da quella benedettina, più moderata.

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IL MOVIMENTO ICONOCLASTA

Il movimento iconoclasta ebbe inizio nel 726 quando l’imperatore d’Oriente Leone III Isaurico (ca. 675-741) ordinò la distruzione di tutte le immagini sacre (icone) per frenarne il culto eccessivo da parte delle masse e per limitare il grande potere che il clero esercitava sul popolo, sperando in questo modo d’instaurare l’assoluta supremazia dello Stato sulla Chiesa. Il movimento fu violentemente contrastato. L’inevitabile conflitto con le autorità ecclesiastiche portò alla destituzione del patriarca di Costantinopoli e a violente sollevazioni popolari seguite da durissime repressioni. Nel 787 fu convocato un concilio a Nicea che deliberò la liceità del culto delle immagini.

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IL SACRO ROMANO IMPERO

Il Sacro Romano Impero ebbe inizio nell’anno 800, quando Carlo Magno (742-814, imperatore del Sacro Romano Impero dall’800) fu incoronato imperatore da papa Leone III (750-816, papa dal 795 alla sua morte) nella Basilica di San Pietro a Roma. Il nuovo Impero, che comprendeva la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Germania, la Spagna settentrionale, l’Italia settentrionale e la Toscana, la Dalmazia e parte della regione danubiana, avrebbe dovuto riportare l’unità e la civiltà dell’antica Roma. Carlo Magno aveva il sogno di unire sotto una stessa legge tutti i Paesi e di dare ai popoli che governava i medesimi ordinamenti, di favorire la conversione al cristianesimo dei pagani e di incrementare la cultura che aveva vissuto un periodo di decadenza. Il governo dei Carolingi durò meno di cento anni ma portò unità e civiltà in gran parte dell’Europa, che si avviò così verso una rinascita che anticipava il Rinascimento.

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L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI SLAVI: CIRILLO E METODIO

Nel IX secolo i santi Cirillo (826-869) e Metodio (815-885) portarono il cristianesimo tra le popolazioni polacche e ungheresi. I due fratelli evangelizzarono la zona della Moravia nel periodo in cui si stava consumando la crisi tra Roma e Bisanzio e per questo sono noti come gli “apostoli degli slavi”. Dopo gli studi a Costantinopoli, furono inviati a predicare in Moravia e per far comprendere i testi sacri e liturgici alle popolazioni della zona li scrissero in lingua slava con i caratteri che ancora oggi sono noti come “cirillici”. Durante la loro predicazione furono perseguitati, accusati di eresia e incarcerati, ma vennero sempre appoggiati dai pontefici romani. Insieme a san Benedetto (480 ca.-547), santa Caterina da Siena (1347-80), santa Brigida di Svezia (1303-73) e santa Benedetta Teresa della Croce (Edith Stein, 1891-1942), sono compatroni d’Europa.

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LA CORRUZIONE DELLA CHIESA

Nel tardo Medioevo Chiesa e Impero erano considerati due aspetti della stessa realtà spirituale e temporale, la società coincideva con la Chiesa visibile, la vita del popolo era ritmata dalle scadenze liturgiche ed era polarizzata attorno alla chiesa del villaggio o della città; ogni atto della vita del cristiano era segnato da un atto religioso. Da molte parti, però, venivano usurpati i beni della Chiesa, erano nominati vescovi e abati indegni da sovrani laici, il clero minore viveva in condizioni di miseria e ignoranza. Da questa situazione nacque un lento processo di rinnovamento che culminò nella Riforma gregoriana voluta da papa Gregorio VII (1020/25-85, papa dal 1073 alla sua morte) protagonista della lotta per le investiture.

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LA RIFORMA DI CLUNY

A partire dal X secolo i monasteri ebbero un ruolo fondamentale nell’arginare e tentare correggere la mondanizzazione della Chiesa per riportarla al modello di vita evangelica. La riforma cluniacense, nata nell’Abbazia benedettina di Cluny (Francia) fondata nel 910 dall’abate Bernone (850 ca.-927), rinnovò inizialmente l’Ordine benedettino e poi si estese a tutta la Chiesa cattolica. Il senso più vero della riforma cluniacense, che diede al cristianesimo occidentale un’impronta basata sull’aspirazione a un monachesimo integrale, fu la rigida moralizzazione della vita della Chiesa che, intorno all’anno Mille, era attraversata da molti mali: simonia, commercio di cariche ecclesiastiche, mancato rispetto del celibato. La riforma partita da Cluny sottraeva all’imperatore la nomina dei vescovi-conti, che non davano garanzie di fedeltà ai principi cristiani ed erano interessati solo al potere territoriale. Dal punto di vista religioso, i monaci cluniacensi si richiamavano a un rigido rispetto della regola benedettina. Ma l’aspetto più significativo era un altro: il monastero e le terre circostanti erano stati donati al papa e da lui dipendevano direttamente, sottraendosi al controllo di feudatari e vescovi. Nell’XI secolo agli abati di Cluny facevano capo almeno 1500 monasteri legati tra loro tramite il papato romano: il primo passo nella direzione del rafforzamento dell’autorità centrale del papa e del rinnovamento della Chiesa, che doveva essere libera da ingerenze temporali. La riforma di Cluny svolse un ruolo molto importante nella lotta per le investiture.

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I PELLEGRINAGGI NEL MEDIOEVO

Nel Medioevo i pellegrinaggi verso il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la tomba di Pietro a Roma, Santiago de Compostela in Spagna erano intesi come espressione di penitenza e mezzo per l’espiazione dei peccati. In alcuni di questi luoghi erano conservate le reliquie dei santi. I pellegrini intraprendevano viaggi lunghissimi e pericolosi, affrontando fatiche inaudite e rischiando di essere aggrediti e di morire di stenti o uccisi prima di giungere alla meta, tant’è che era usuale fare testamento prima di partire. La lunga e difficile marcia purificava il fedele che sarebbe così arrivato migliore al giudizio di Dio. La destinazione dei pellegrini si riconosceva dai simboli che portavano: una conchiglia per chi si recava a Santiago, una croce o un ramo di palma per chi si recava in Terrasanta, una croce per chi era diretto a Roma.

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LO SCISMA DEL 1054

La divisione tra la Chiesa d’Occidente e quelle d’Oriente – dette ortodosse – risale allo scisma del 1054 al quale si giunse dopo un progressivo allontanamento tra Roma e Costantinopoli, tra due culture differenti: quella latina e quella bizantina. A esasperare le tensioni tra Roma e Costantinopoli furono principalmente i contrasti con il patriarca Fozio (820-891 ca.) e poi con Michele Cerulario (1000-1058), suo successore, scomunicato proprio nel 1054 dal cardinale Umberto di Silva Candida (1000-61). Vi erano contrasti di tipo dottrinale (il “filioque”), istituzionale (il primato del papa) e rituale. Anche le crociate incisero negativamente sui rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ormai costituita Chiesa ortodossa: i bizantini temevano che l’aggressività dei crociati potesse rivolgersi contro il loro Impero e i latini sospettavano connivenze tra greci e musulmani.

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IL PAPATO RAFFORZA IL PROPRIO POTERE

Papa Leone IX (1002-54, papa dal 1049 alla sua morte) avviò un’energica riforma della Chiesa che rafforzò il papato: con il decreto di Niccolò II (980-1061, papa dal 1059 alla sua morte) del 1059 si deliberò che il papa fosse eletto dai cardinali, senza intromissioni della nobiltà romana, né dell’imperatore.

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LA LOTTA PER LE INVESTITURE

È la disputa che oppose papato e impero tra l’XI e il XII secolo che ebbe per oggetto la concessione dell’investitura imperiale agli ecclesiastici. La lotta tra papato e impero iniziò con papa Niccolò II (980-1061, papa dal 1059 alla sua morte) che, nel Concilio Lateranense, condannò l’investitura laica dei vescovi ed escluse l’imperatore dall’elezione del pontefice. Ma il personaggio più importante fu Gregorio VII (1020/25-85, papa dal 1073 alla sua morte) che nel 1075 pubblicò il “Dictatus Papae”, in cui proclamava l’indipendenza del papato e della Chiesa di fronte ai poteri laici, dichiarava che il pontefice era la massima autorità spirituale e in quanto tale avrebbe potuto scomunicare e deporre l’imperatore, la massima autorità temporale. Il “Dictatus Papae” è una raccolta di 27 proposizioni che affermano il potere assoluto del pontefice romano, la sua supremazia sulle gerarchie della Chiesa, il diritto di deporre gli imperatori e di sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà, e fissano i principi fondamentali della riforma della Chiesa voluta da Gregorio VII. L’apice degli scontri si ebbe tra il papa e l’imperatore di Germania Enrico IV (1050-1106, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1084 al 1105) che, dopo aver radunato i vescovi che gli erano fedeli, depose il papa che a sua volta lo scomunicò. Ma i feudatari tedeschi si ribellarono e l’imperatore si recò allora a Canossa (1077) umiliandosi per ottenere il perdono del papa attraverso la mediazione della contessa Matilde di Canossa (1046-1115). La lotta per le investiture ebbe ufficialmente termine nel 1122 con il Concordato di Worms in cui si stabilì che l’investitura del potere spirituale era riservata alla Chiesa, mentre quella per il potere politico era compito dell’Impero.

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LE CROCIATE

Il 27 novembre 1095 a Clermont, in Francia, papa Urbano II (1040 ca.-1099, papa dal 1088 alla sua morte) lanciò un appello alla cristianità: era necessario liberare Gerusalemme e i luoghi santi dai musulmani. Quel giorno iniziò la storia delle crociate, che durerà fino alla metà del XIII secolo. Le crociate, termine che deriva da “crucesignati”, “combattenti sotto l’insegna della croce”, sono le imprese volte a liberare il Santo Sepolcro dai musulmani indette e benedette dai papi tra l’XI e il XIII secolo. Nate inizialmente come pellegrinaggi armati dettati dallo spirito religioso, ben presto si trasformarono in spedizioni di conquista di nuove terre e nuovi mercati. L’avanzata islamica tra il VII e l’VIII secolo creò grandi difficoltà a chi voleva recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa e il conseguente desiderio di liberare quei luoghi cristiani dal potere musulmano. Si ricordano tradizionalmente sette crociate: dal 1096 al 1270. Complessivamente si trattò d’imprese fallimentari sia sul piano militare sia su quello religioso con grande dispendio di risorse umane e materiali.

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GLI ORDINI RELIGIOSO-CAVALLERESCHI

Per proteggere e organizzare i pellegrinaggi al tempo delle crociate e per garantire ai figli cadetti dei feudatari una carriera militare o ecclesiastica (solo i primogeniti, infatti, avevano il diritto di ereditare il feudo), furono istituiti degli Ordini religioso-cavallereschi, associazioni religiose e militari costituite generalmente da nobili a fini assistenziali, operanti inizialmente in Terra Santa. I loro voti erano quattro: povertà, castità, obbedienza e protezione degli oppressi. Inoltre, essi giuravano anche di combattere contro gli infedeli. Le crociate diedero grande impulso all’azione degli Ordini: l’Ordine del Santo Sepolcro nacque proprio alla fine della Prima crociata (1099), l’Ordine di San Giovanni fu riconosciuto nel 1113 e verso il 1118 nacque l’Ordine dei Templari. Nei secoli successivi l’attività degli Ordini si estese nei vari Paesi europei e ne sorsero molti destinati alla creazione di ospedali o a compiti particolari di vario genere.

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SAN DOMENICO DI GUZMÁN

Nato in Spagna da un’agiata famiglia, dopo gli studi universitari entrò tra i Canonici regolari della Cattedrale di Osma e fu consacrato sacerdote. Per molti anni esercitò la lotta contro gli eretici attraverso l’istruzione religiosa delle popolazioni e portò all’interno della Chiesa la pratica della povertà e la dedizione alla vita religiosa da cui essa si era troppo spesso allontanata. Fondò l’Ordine dei Frati Predicatori, approvato nel 1216 da Onorio III (1150 ca.-1227, papa dal 1216 alla sua morte) e chiamato comunemente Domenicani, che si basa sulla predicazione itinerante e sulla mendicità sull’esempio degli apostoli. L’Ordine crebbe rapidamente, e già dal 1217 poté inviare monaci in tutta l’Europa e nei principali centri universitari del tempo, come Parigi e Bologna, dove si recò Domenico stesso. Morì nel 1222 a Bologna e fu canonizzato nel 1234 da Gregorio IX (1170 ca.-1241, papa dal 1227 alla sua morte).

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LE ERESIE E L'INQUISIZIONE

Nel XII secolo nacquero dei movimenti contrari alla Chiesa motivati soprattutto dalla corruzione, dalla decadenza morale, dalla ricchezza e dal gioco di potere di molti ecclesiastici. I più importanti e diffusi furono i Catari, nati nell’Europa sud-orientale, e i Valdesi, fondati a Lione da Pietro Valdes (1140-1217). La Chiesa considerò eretici questi movimenti poiché diffondevano false dottrine e tentò di combatterli con il sostegno di vari imperatori, fino a istituire il Tribunale dell’Inquisizione. Il Tribunale indagava per accertare l’eresia e punire gli eretici anche con il ricorso alla tortura − per convincere l’indagato ad abiurare − e alla pena di morte. Nel 1542 Paolo III (1468-1549, papa dal 1534 alla sua morte) istituì il Sant’Uffizio con il compito di esaminare i libri eretici e l’insorgere di altre eresie. Il Tribunale dell’Inquisizione funzionò fino al XIX secolo e il Sant’Uffizio fu sostituito dalla Congregazione per la dottrina della fede dal Concilio Vaticano II (1962-65).

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SAN FRANCESCO D'ASSISI

Figlio di un ricco mercante di stoffe, nacque ad Assisi, studiò il latino, il francese, il volgare, il provenzale e la musica. Da giovane condusse una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia e fu fatto prigioniero per più di un anno. Durante la prigionia patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a mutare il suo stile di vita. Tornato ad Assisi nel 1205, si dedicò a opere di carità e al restauro di edifici di culto in rovina. Non accettando il suo cambiamento, il padre lo diseredò. Francesco allora si spogliò dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi, poi iniziò la predicazione, raggruppando intorno a sé alcuni seguaci che divennero i primi confratelli del suo Ordine riconosciuto nel 1210 da papa Innocenzo III (1160-1216, papa dal 1198 alla sua morte). Nel 1212 Chiara d’Assisi (1193 ca.-1253) istituì il secondo Ordine francescano, le Clarisse. Nel 1219 Francesco si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza riuscire però a convertirlo; poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220. Al suo ritorno si ritirò sul Monte della Verna e nel 1224 ricevette le stigmate, i segni della crocifissione. Trascorse gli ultimi anni ad Assisi, malato e quasi completamente cieco, ma la sofferenza non indebolì il suo amore per Dio e per la creazione che espresse nel “Cantico di frate Sole”. Francesco, che è patrono d’Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX (1170 ca.-1241, papa dal 1227 alla sua morte).

1198-01-01 00:00:00

GLI ORDINI MENDICANTI

Sotto i pontificati di Innocenzo III (1160-1216, papa dal 1198 alla sua morte) e Onorio III (1150 ca.-1227, papa dal 1216 alla sua morte), furono istituzionalizzati all’interno della Chiesa alcuni movimenti sorti spontaneamente nel mondo cristiano che si affiancarono alle correnti monastiche precedenti, assumendo nel corso di un secolo un ruolo fondamentale nella società. Gli Ordini mendicanti (Domenicani, Francescani e, in seguito, Carmelitani e Agostiniani), furono così definiti perché, a differenza degli Ordini monastici, pronunciavano voto di povertà non solo per la rinuncia ai beni personali, ma anche a quelli collettivi, facendosi portavoce di un ideale di povertà che li spingeva a trarre unico sostentamento dalle offerte dei fedeli, anziché dalle rendite di fondi o proprietà. I Francescani e i Domenicani, i due Ordini destinati ad accrescere significativamente il loro prestigio, furono fondati rispettivamente da due personalità molto diverse: Francesco d’Assisi (1182-1226) e Domenico di Guzmán (1170-1221).

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LA CRISI DEL TRECENTO E LA CATTIVITÀ AVIGNONESE

La crisi dell’Europa, dovuta agli squilibri tra le classi sociali, alla maldistribuzione delle ricchezze, alle epidemie e alle carestie, nel Trecento si aggravò e scoppiarono frequenti rivolte popolari che chiedevano il rinnovamento della Chiesa in cui dominavano corruzione e nepotismo. Bonifacio VIII (1230 ca.-1303, papa dal 1294 alla sua morte) perseguì una decisa riaffermazione dei privilegi e del potere pontificio e per questo si scontrò con i monarchi europei che si rifiutavano di riconoscere la sua supremazia, finché Filippo IV (1285-1314) di Francia inviò un’armata ad Anagni, dove il pontefice si trovava, per farlo arrestare. Un’insurrezione impedì l’arresto, ma pochi giorni dopo Bonifacio VIII morì. Clemente V (1264-1314, papa dal 1305 alla sua morte), eletto a Lione e di origini francesi, lo sostituì e si trasferì ad Avignone. Si aprì il periodo della “cattività avignonese” (1309-77) nel corso della quale i papi, tutti francesi, agirono sotto il diretto controllo della monarchia di Francia: dopo più di mille anni Roma perdeva il suo ruolo di capitale del cristianesimo. Nel 1377 il papa ritornò a Roma per opera di Gregorio XI (1330 ca.-1378, papa dal 1370 alla sua morte), sollecitato da Caterina da Siena (1347-80) e dal re di Francia, che aveva cominciato la guerra dei cent’anni e cercava di preservare più territorio possibile. Alla morte di Gregorio XI i vescovi francesi si ribellarono ed elessero un proprio papa dando origine a uno scisma paradossale: la presenza di due papi, uno a Roma e uno ad Avignone.

1471-01-01 00:00:00

IL PAPATO RINASCIMENTALE

Nel XIV secolo s’impose un mutamento spirituale: dal teocentrismo medievale si passò all’antropocentrismo dell’Umanesimo e del Rinascimento. I papi del Rinascimento si comportavano come principi alla cui corte le nuove idee trovarono un ambiente favorevole in cui affermarsi e diffondersi. Il papato, però, perse di vista la propria missione e la dignità religiosa ne fu compromessa al punto da toccare il fondo della propria decadenza. Il Rinascimento, soprattutto dopo la morte di Paolo II (1417-71, papa dal 1464 alla sua morte), costituì uno dei periodi più oscuri del papato: allo splendore culturale e civile si contrappose la mancanza di un autentico spirito religioso al vertice della gerarchia ecclesiastica. La Chiesa accolse favorevolmente lo sviluppo culturale umanista, ma non mancarono gli aspetti negativi. Uno tra i più grandi umanisti fu Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II (1405-64, papa dal 1458 alla sua morte). Alla corte papale furono accolti molti artisti e si sviluppò un ampio mecenatismo che ben presto mutò Roma in una città rinascimentale, trasformata dalle nuove e costose opere. La curia romana viveva in un lusso fastoso: ogni cardinale aveva la propria corte, con palazzi e ville entro e fuori le mura. Il nuovo tenore di vita esigeva forti spese, alle quali si faceva fronte con tutti i mezzi, leciti e illeciti. A questo bisogna aggiungere la vita privata dei papi, che oltre al nepotismo diffuso (spesso per favorire i propri figli illegittimi), era macchiata da gravi immoralità, il cui apice negativo fu Alessandro VI (1431-1503, papa dal 1492 alla sua morte). L’incapacità del papato di riformare la Chiesa provocherà di lì a non molto la Riforma protestante.

1483-01-01 00:00:00

MARTIN LUTERO

Monaco agostiniano, teologo e sacerdote tedesco, dopo gli studi si dedicò all’insegnamento e alla predicazione, nonostante il parere discorde del padre, non convinto della sua vocazione. Entrato in polemica con la Chiesa romana, diede inizio alla Riforma protestante. A innescare la lotta fu la questione della vendita delle indulgenze: i redditi ricavati sarebbero serviti alla realizzazione della Basilica di San Pietro. Secondo Lutero, nessuna opera può procurare giustizia e salvezza, poiché la natura umana è corrotta dal peccato originale e l’unica via di salvezza è la fede. Dopo la pubblicazione delle 95 tesi in cui esponeva i fondamenti della propria dottrina − che si discostava da quella della Chiesa romana su argomenti fondamentali − e il rifiuto di ritrattare, fu accusato di eresia e scomunicato nel 1521, dopo aver bruciato la Bolla papale e il Codice di diritto canonico. Dopo la scelta della rottura con Roma, ottenne l’appoggio dei principi tedeschi che si contrapponevano all’imperatore cattolico Carlo V (1500-58), che nella Dieta di Worms (1521) lo mise al bando e ordinò la distruzione di tutti i suoi scritti. Lutero si salvò grazie alla protezione del principe di Sassonia. Nel 1534 pubblicò l’edizione completa della Bibbia tradotta in tedesco, poiché riteneva fondamentale l’alfabetizzazione biblica e la formazione cristiana della sua comunità.

1484-01-01 00:00:00

GLI ALTRI RIFORMATORI: CALVINO E ZWINGLI

Furono molti i tentativi di riforma della Chiesa cattolica che si svilupparono parallelamente alla Riforma di Lutero. Nella prima metà del Cinquecento, anche il teologo Giovanni Calvino (nome italianizzato di Jean Cauvin, 1509-64) a Ginevra e il teologo e umanista Uldrych Zwingli (1484-1531) a Zurigo contribuirono al diffondersi della Riforma. Gli elementi fondamentali del pensiero di Calvino sono l’assoluta sovranità di Dio e la predestinazione, secondo cui Dio – come già Lutero affermava − ha stabilito per ciascuno la salvezza o la condanna e l’uomo macchiato dal peccato originale non ha alcuna possibilità di salvarsi da solo. Calvino assegnò alla Bibbia il ruolo di autorità unica per i fedeli, propugnando una stretta dipendenza del potere politico da quello religioso e riuscì a instaurare a Ginevra un regime teocratico. Il calvinismo si diffuse rapidamente in tutta la Svizzera e in Olanda. Zwingli seguì la posizione luterana semplificando ancora di più la vita religiosa che deve consistere nella preghiera, nella lettura della Sacra Scrittura e nella partecipazione all’omelia del pastore. Concepì la salvezza come opera divina con l’esclusione dei meriti, ma riconoscendo negli uomini illuminati dalla Grazia la dignità attribuita dagli umanisti al genio umano, e la Sacra Scrittura come unica norma in campo di fede e di morale. Sostenne la superiorità della Sacra Scrittura sulla Chiesa, l’uso del tedesco nella liturgia e il rifiuto del magistero dogmatico di Roma, della Chiesa e della Tradizione ecclesiale.

1492-08-08 00:00:00

LE PRIME ESPLORAZIONI E LA COLONIZZAZIONE DELLE AMERICHE

Nel XV secolo iniziò la colonizzazione europea delle Americhe, un’operazione di conquista compiuta da molti Stati europei, tra cui Spagna, Portogallo, Francia, Spagna, Inghilterra, con lo scopo di ampliare le proprie attività commerciali, civilizzare e diffondere la fede cristiana nel Nuovo Mondo. Nel corso dei secoli successivi si verificò così una sistematica distruzione culturale e spesso anche fisica delle popolazioni locali. Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo (1451-1506) scoprì l’America sbarcando sull’isola di San Salvador, nei Caraibi. A questo viaggio ne seguirono altri quattro tra il 1492 e il 1500. Amerigo Vespucci (1454-1512) esplorò il Brasile, l’Argentina e la Colombia e fu il primo a intuire che le terre toccate da Colombo non si trovavano in Oriente, ma che si trattava di un nuovo continente. Dopo Colombo e Vespucci altri esploratori e colonizzatori raggiunsero le terre d’America: Giovanni (1450/51-98) e Sebastiano (1484-1557) Caboto, Hernán Cortés (1485-1547), Francisco Pizarro (1475-1541) ecc. Ferdinando Magellano (1480-1521), al servizio del re di Spagna, intraprese il primo viaggio di circumnavigazione del globo, ma fu ucciso nelle Filippine e il viaggio venne portato a termine da Juan Sebastian de Elcano (1486/7-1526).

1517-01-01 00:00:00

LA RIFORMA PROTESTANTE

È l’insieme dei movimenti religiosi che nel XVI secolo determinarono una frattura della cristianità dando origine alle Chiese protestanti. L’inizio del movimento è da attribuire al monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546) che sfidò l’autorità della Chiesa, ma vi furono altri importanti protagonisti e promotori del cambiamento: Giovanni Calvino (1509-64), Ulrich Zwingli (1484-1531), Thomas Müntzer (1489-1525), Filippo Melantone (1497-1560). Nonostante le ondate di rinnovamento di Cluny e degli Ordini mendicanti, nella Chiesa c’erano ancora gravi problemi morali: il lusso di cui il pontefice e le alte cariche si circondavano; abusi, tra cui la vendita delle indulgenze per finanziare crociate e altre iniziative, come la costruzione della Basilica di San Pietro Roma. In tutta Europa si alzarono molte voci di protesta, ma la più dura venne dalla Germania e fu quella di Martin Lutero che, nel 1517, affisse al portale della Cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi contro le indulgenze. Nel 1564, con la morte di Giovanni Calvino, il processo di Riforma potrà dirsi concluso.

1520-01-01 00:00:00

LA CHIESA MISSIONARIA

La Chiesa cattolica fu sin dal suo inizio una Chiesa missionaria e la “missione” (dal latino “mittere”, “mandare”) è una dimensione costitutiva del cristianesimo. Le scoperte geografiche di fine Quattrocento e del Cinquecento e le nuove rotte oceaniche − a partire dal 1483 − ampliarono il mondo dalla dimensione europea e mediterranea a una dimensione mondiale. I continenti d’America, Asia e Africa, raggiunti allora per la prima volta da una colonizzazione stabile, aprirono una promettente prospettiva missionaria a patto che i membri dei nuovi Ordini sapessero eseguire compiti completamente nuovi: essere missionari con persone in grado di far propria la mentalità di uomini appartenenti ad altre culture. A partire dal XVI secolo, si registrò il fiorire della dimensione missionaria finalizzata a propagare la “vera fede” presso tutti i popoli, strettamente collegata alla colonizzazione avviata dalle potenze europee. Nonostante le violenze e gli abusi che ci furono, non è possibile una semplice identificazione fra missionari e colonizzatori, anzi spesso i missionari furono visti con sospetto, avversati e a volte anche uccisi dai colonizzatori portoghesi e spagnoli. Fra i molti missionari, il domenicano Bartolomé de Las Casas (1484-1566) vescovo di Chiapas, in Messico, detto “l’apostolo delle Indie”, strenuo e avversato difensore degli indios. Merita un cenno l’opera missionaria dei Gesuiti che in India e in Cina cercarono di attuare il loro metodo di “inculturazione”. Spiccano le figure di Matteo Ricci (1552-1610) in Cina e Roberto de Nobili (1577-1656) in India. Un caso unico fu quello delle missioni dei Gesuiti nella regione del Paranà, istituite agli inizi del XVII secolo. Qui i missionari installarono delle “reducciones”, comunità agricole nelle quali gli indios, sotto la loro direzione, vivevano una sorta di comunismo cristiano. L’esperienza fu violentemente soppressa alla metà del Settecento.

1521-01-28 00:00:00

LA DIETA DI WORMS

L’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-58) convocò nel 1521 la Dieta di Worms che decise la posizione religiosa di Lutero. Egli comparve innanzi alla Dieta il 17 e 18 aprile e sostenne fermamente la propria posizione, rifiutando ogni ritrattazione. Per questo venne bandito dall’Impero e le sue opere furono condannate. Lutero si rifugiò nella Fortezza di Wartburg, protetto dal principe Federico il Saggio, dove nel 1522 tradusse la Bibbia in tedesco.

1525-01-01 00:00:00

I NUOVI ORDINI RELIGIOSI

I problemi emersi nel corso del XVI secolo portarono nell’Europa rimasta cattolica una dottrina religiosa rinnovata. Nel periodo della Riforma cattolica – soprattutto in Italia, Francia e Spagna − sorsero nuovi Ordini religiosi e molti altri si rinnovarono alla riscoperta dei valori evangelici. Attraverso di essi la Chiesa poté rigenerarsi al proprio interno e ricondurre a sé le popolazioni europee. I nuovi Ordini erano formati da religiosi colti e pii, predicatori in grado di parlare a fedeli diversi tra loro, di prestare servizio in ospedali, asili di mendicità, alloggi di viaggiatori, di aprire scuole pubbliche fino a quel momento inesistenti. La Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola (1491-1556) nel 1534, aveva tutte le caratteristiche necessarie a soddisfare i bisogni della Chiesa cattolica. Insieme ai Gesuiti nacquero molti altri Ordini: i Teatini, fondati da Gaetano da Thiene (1480-1547) e Gianpiero Carafa (1476-1559) nel 1525, i Barbabiti, fondati da Antonio Maria Zaccaria (1502-39) nel 1532 e impegnati nell’attività educativa; i Somaschi di Gerolamo Emiliani (1486-1537) dediti alla cura e all’istruzione degli orfani, nati intorno al 1534; i Fatebenefratelli, fondati nel 1572 da Giovanni di Dio (1495-1550), che si occuparono della riorganizzazione degli ospedali; i Camilliani, fondati da Camillo de Lellis (1550-1614) nel 1582, anch’essi impegnati negli ospedali; le Orsoline di Angela Merici (1474-1540), fondate nel 1535 e dedite all’istruzione e all’assistenza delle ragazze.

1534-01-01 00:00:00

L'ATTO DI SUPREMAZIA E LA CHIESA ANGLICANA

La Riforma anglicana nacque principalmente da un contrasto tra il re Enrico VIII (1491-1547, re dal 1509 alla sua morte), che chiese l’annullamento del proprio matrimonio con Caterina d’Aragona (1485-1536) per sposarsi con Anna Bolena (1507-36), e papa Clemente VII (1478-1534, papa dal 1523 alla sua morte) che non glielo volle concedere. Il re si mosse per sospendere la giurisdizione del papa sulla Chiesa del suo regno sostituendola con quella del re, venne scomunicato ed emise l’“Atto di supremazia”, autoproclamandosi “capo supremo della Chiesa e del clero d’Inghilterra”. La riforma venne accolta senza particolari resistenze: l’episcopato si dimostrò docile e il basso clero obbediente, anche se non mancarono episodi di resistenza tra il popolo e nel clero. Famoso il caso del cancelliere Thomas More (1477-1535) che, rifiutatosi di riconoscere l’“Atto si supremazia” fu condannato a morte e decapitato. La nuova Chiesa mantenne la fede tradizionale e introdusse sul piano liturgico il “Prayer Book” (“Libro di preghiera”) pubblicato in inglese, lingua ufficiale della Comunità anglicana; fu abolito l’obbligo del celibato per preti e religiosi e furono eliminate le immagini religiose.

1540-01-01 00:00:00

SANT’IGNAZIO E I GESUITI

La Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola (1491-1556), fu la forza propulsiva centrale della Controriforma. Ignazio fu uno dei più efficaci organizzatori nella storia del cattolicesimo e la maggiore figura della Controriforma. Capitano dell’esercito, nel 1521 fu ferito dai francesi durante l’assedio di Pamplona e, dopo la lettura delle vite di alcuni santi e un periodo di meditazione nella grotta di Manresa, si diede alla penitenza e si convertì. Dopo una lunga preparazione spirituale e culturale e dopo aver puntato originariamente alla Terra Santa per uno sbocco missionario della propria nuova vocazione, Ignazio orientò la sua proposta di rinnovamento all’interno della cristianità, lacerata da tensioni e divisioni. Nel 1540, con l’approvazione di Paolo III (1468-1549, papa dal 1534 alla sua morte), fondò la Compagnia di Gesù che divenne un Ordine insegnante. Ignazio di Loyola non solo costituì il più solido baluardo contro la Riforma, ma riuscì, attraverso l’opera dei suoi discepoli, a riconquistare Paesi e popolazioni già entrati nell’orbita del protestantesimo. L’Ordine esercitò la sua azione nella predicazione, nella formazione del clero, nell’insegnamento, nell’educazione dei giovani e delle élites nei collegi.

1543-01-01 00:00:00

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA E GALILEO

L’inizio della cosiddetta rivoluzione scientifica risale al 1543 con la pubblicazione del “De revolutionibus orbium coelestium” di Copernico (1473-1543) e la conclusione si può collocare nella prima metà del Settecento, quando la cultura scientifica divenne uno dei fattori che contribuirono all’affermarsi della rivoluzione industriale. Tra il Cinquecento e il Seicento in Europa avvenne un rapido progresso delle scienze: una vera e propria “rivoluzione” di fronte alla quale la Chiesa, che in piena Controriforma si sentiva minacciata da ogni parte, reagì con un atteggiamento di chiusura e condanna. L’Europa settentrionale e occidentale era in mano ai protestanti, in Francia avevano molto seguito i filosofi scettici e ovunque spuntavano filosofie naturalistiche come quella di Giordano Bruno (1548-1600). In questo clima la nuova scienza, spesso in disaccordo con un’interpretazione letterale della Bibbia, nacquero sospetti di eresia e la pubblicazione del “Dialogo sui massimi sistemi” di Galileo Galilei (1632) fu l’inizio di un aspro conflitto tra la nuova scienza e la Chiesa di Roma. Una nuova visione del cosmo, della natura umana e degli ordinamenti politici entrò in forte tensione con le tradizionali visioni religiose: lo scontro ebbe toni particolarmente accesi attorno all’ipotesi eliocentrica di Copernico e assunse risvolti drammatici nel caso Galilei. Sospettato di eresia e accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, il 23 settembre 1632 Galileo fu invitato a comparire davanti all’Inquisizione e il 22 giugno 1633 fu condannato all’abiura e alla pena del carcere a vita, poi trasformato nel confino nella sua villa di Arcetri.

1545-01-01 00:00:00

LA RIFORMA CATTOLICA: IL CONCILIO DI TRENTO

Con la diffusione della Riforma protestante, la Chiesa di Roma sentì il bisogno di rinnovarsi e nel 1545 fu convocato il Concilio di Trento, momento culminante della volontà di riorganizzare e disciplinare la Chiesa cattolica dando un impulso di cambiamento. Lo svolgimento del Concilio fu travagliato e, a causa delle molte interruzioni, i lavori si protrassero per 18 anni: fu aperto da Paolo III (1468-1549, papa dal 1534 alla sua morte) e chiuso da Pio IV (1499-1565, papa dal 1559 alla sua morte), dopo il succedersi al soglio pontificio di numerosi papi. I decreti del Concilio condannarono le tesi protestanti, esposero la dottrina cattolica sulla Scrittura, il peccato originale, la giustificazione e i sacramenti. La vita ecclesiale fu riorganizzata con la promulgazione del “Catechismo romano” (1566), con l’istituzione di seminari (1563) per la formazione del clero e con l’unificazione delle pratiche liturgiche. La custodia della dottrina fu affidata all’autorità di un magistero centrale infallibile e a una rigida disciplina piuttosto che alla libera ricerca della verità; l’interpretazione della Bibbia andava fatta alla luce della tradizione dei papi, dei Padri della Chiesa e dei concili.

1700-01-01 00:00:00

L'ILLUMINISMO

Tra il XVII e il XVIII secolo si sviluppò in Europa, a partire da Francia e Inghilterra, l’Illuminismo, un movimento culturale secondo cui doveva essere la “ragione” a guidare gli uomini verso il progresso e la felicità. Il movimento portò i lumi della ragione in ogni campo dell’attività umana per rinnovare la vita sociale, la cultura e le istituzioni. La borghesia iniziò la lotta per la conquista del potere economico e politico in società in cui erano radicati poteri politici e privilegi civili di nobili e clero. In Francia questi principi costituirono la premessa ideologica della Rivoluzione che portò alla proclamazione dei “diritti dell’uomo”. L’Illuminismo facilitò una maggiore tolleranza religiosa, ridusse lo strapotere della Chiesa cattolica e limitò i privilegi della nobiltà. Gli Stati si trovarono rafforzati, con sudditi meno poveri e oppressi e caddero molte barriere politiche e sociali. Il pensiero illuminista rifiutò ogni religione rivelata e in particolare il cristianesimo, ritenuto origine di errori e superstizione. L’unica religione ammessa fu il deismo e la religione fu identificata con la morale. Nell’Europa continentale l’Illuminismo mantenne una dura avversione per la Chiesa cattolica; gli Stati assunsero un atteggiamento indipendente dalla politica del Papato, rivendicando un’autonomia che concedeva sempre meno influenza alla Chiesa anche nelle questioni ecclesiastiche. I Gesuiti, intransigenti difensori del primato papale, anche in seguito ai conflitti tra Chiesa e Stato, vennero espulsi da quasi tutti i Paesi europei.

1760-01-01 00:00:00

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La Gran Bretagna (l’Inghilterra in particolare), fu il proscenio sul quale, alla fine del XVIII secolo, si manifestò per la prima volta in modo massiccio quel grande movimento di trasformazione che avrebbe caratterizzato le moderne società industriali dell’Occidente e del Novecento: la rivoluzione industriale, che rapidamente si propagò a tutte le economie del continente e degli Stati Uniti. Si trattò di un cambiamento radicale in ogni ambito della vita economica e sociale grazie alle innovazioni tecnologiche che determinarono un rapido aumento della capacità produttiva delle industrie. Grandi masse di operai si riversarono nelle città per lavorare nelle fabbriche abbandonando la vita contadina. Fu prevalentemente nei centri urbani industriali che si avvertirono i mutamenti sociali, con la repentina crescita di grandi sobborghi a ridosso delle città, nei quali si ammassava il sottoproletariato che dalle campagne cercava lavoro nelle fabbriche cittadine. Si trattava per lo più di quartieri malsani e malfamati, in cui le condizioni di vita rimasero per decenni al limite della vivibilità. L’applicazione su vasta scala della tecnologia alla produzione portò a concentrare masse di lavoratori in fabbriche organizzate secondo criteri razionali, con funzioni, orari e ritmi definiti in base alle esigenze della divisione del lavoro. Sul piano sociale ciò determinò l’emergere da un lato dei padroni – proprietari del capitale – e dall’altro degli operai con la loro forza lavoro. Gli operai ricevevano salari bassi e lavoravano fino a 13/15 ore al giorno e ancora inferiori erano le retribuzioni di donne e bambini (anche di 4/5 anni), impiegati su vasta scala.

1789-01-01 00:00:00

LA RIVOLUZIONE FRANCESE

Dalla fine del XVIII secolo, il mondo occidentale fu percorso e sconvolto da insurrezioni sociali e rivoluzioni politiche, anche come conseguenza della diffusione delle idee scientifiche e liberali della cultura illuministica francese. La nuova sensibilità fu caratterizzata dal rifiuto dei regimi autoritari e dall’affermazione dei diritti dell’uomo. In questo clima s’inserì la Rivoluzione francese che, in nome della ragione, affermò i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza. Abbatté la monarchia, combatté il clero e pose le basi dello Stato moderno. Ci fu un vero e proprio accanimento contro la Chiesa: furono aboliti molti Ordini religiosi; vennero confiscati i beni ecclesiastici e molti conventi furono chiusi; vescovi e preti furono costretti a prestare giuramento di fedeltà allo Stato invece che al papa; a Parigi fu innalzata la statua della Ragione al posto della Madonna; venne abolito il calendario gregoriano che misura il tempo in base alla nascita di Cristo. Il calendario rivoluzionario, entrato in vigore nel 1793, rimase valido fino al 1806 e fissò come primo giorno dell’anno il 22 settembre 1792, data della proclamazione della repubblica. La Rivoluzione francese segnò la fine dell’assolutismo e diede inizio a un nuovo sistema politico in cui la borghesia divenne la classe dominante.

1800-01-01 00:00:00

CHIESA E QUESTIONE SOCIALE

Quando i cattolici presero coscienza della questione sociale si svilupparono due tendenze: da una parte si cercavano soluzioni ai problemi sociali nel campo assistenziale-caritativo; dall’altra parte ci furono nel corso dell’Ottocento azioni a favore della classe operaia di stampo propriamente sociale, con il riconoscimento dei diritti dell’operaio e della difesa collettiva di questi diritti. Nacquero diverse organizzazioni cattoliche assistenziali e caritative: le Conferenze di San Vincenzo de Paoli, fondate da Frédéric Ozanam (1813-53) a Parigi nel 1833; la Società di San Francesco Saverio nata nel 1840; le “Gesellenverein”, associazioni di apprendisti, fondate in Germania da Adolf Kolping (1813-65) nel 1847; le azioni caritative di Giuseppe Cottolengo (1786-1842) e di Giovanni Bosco (1815-88) a Torino. Non mancarono le prime denunzie della situazione della classe operaia e dei problemi legati alla questione sociale e i primi tentativi di soluzione. Nel 1848, sulla rivista cattolica francese “Ere nouvelle”, alcuni autori tracciarono un programma sociale che destò scandalo parlando di legislazione a difesa dell’infanzia, della malattia, della vecchiaia; di associazionismo operaio; di comitati misti padroni-lavoratori per comporre le vertenze lavorative. All’inizio degli anni Cinquanta dell’Ottocento, sulla rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica”, apparvero articoli che, pur con un forte tono paternalistico, individuavano i principi per una soluzione della questione sociale: subordinazione dell’economia alla morale, affermazione della funzione sociale della proprietà privata; necessità dell’intervento statale nelle questioni economiche; importanza dell’associazionismo professionale. Entro fine secolo, i cattolici si convinsero sempre più dell’insufficienza del sistema caritativo-assistenziale, senza trovare però una strada condivisa per i tre principali punti di discussione: associazionismo operaio, intervento statale, determinazione del giusto salario. Tutte queste discussioni offrirono a papa Leone XIII (1810-1903, papa dal 1878 alla sua morte) un ampio materiale su cui riflettere mentre preparava il suo intervento decisivo, l’enciclica “Rerum Novarum” del 15 maggio 1891.

1804-03-01 00:00:00

NAPOLEONE PROMULGA IL CODICE CIVILE

Nel marzo del 1804 Napoleone (1769-1821) promulgò il nuovo Codice Civile, che codificava le conquiste della Rivoluzione relative all’abolizione dei diritti feudali, alle libertà civili, alla proprietà privata. Napoleone sedò una congiura realista nel marzo 1804 e a dicembre completò la propria ascesa al potere incoronandosi Imperatore dei Francesi con le sue stesse mani, di fronte a papa Pio VII (1742-1823, papa dal 1800 alla sua morte).

1814-01-01 00:00:00

LA SECOLARIZZAZIONE NEL XIX SECOLO: CHIESA CATTOLICA E REGIME LIBERALE

Nei Paesi europei in cui predominavano la religione cattolica e protestante, dopo la Rivoluzione francese, nonostante i tentativi di restaurazione del Congresso di Vienna (1814-15), la società e la politica s’incamminarono verso l’autonomia dalla religione. L’ordine politico e temporale e quello spirituale e religioso furono concepiti come del tutto separati, Stato e Chiesa percorrevano ciascuno la propria via senza avere alcuna relazione tra loro. In questo nuovo rapporto tra religione e società liberale dell’Ottocento, scomparvero il principio dell’origine divina dell’autorità civile e il concetto di “religione di Stato”, si affermò la piena libertà di coscienza e le leggi civili non tennero più conto delle leggi ecclesiastiche. Per tutto l’Ottocento, il mondo cattolico reagì in due modi all’affermazione di questa separazione tra Stato e Chiesa: da un lato si schierarono i cattolici intransigenti che rifiutavano il liberalismo, dall’altro i cattolici liberali che cercavano una via d’incontro tra le nuove idee liberali scaturite dalla Rivoluzione francese e la fede tradizionale.

1814-01-01 00:00:00

IL CONGRESSO DI VIENNA

Si tenne a Vienna nel 1814 per assicurare un nuovo assetto geopolitico all’Europa dopo la sconfitta di Napoleone. L’obiettivo di Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna era di costruire un equilibrio fra le potenze in modo da garantire all’Europa un periodo di pace e restaurare l’assolutismo monarchico contro ogni possibile rivendicazione rivoluzionaria. Il regista del Congresso fu il ministro degli esteri austriaco principe di Metternich (1773-1859).

1821-01-01 00:00:00

I MOVIMENTI LIBERALI IN ITALIA

I movimenti liberali insorsero per chiedere la Costituzione che fu concessa nei Regni di Sardegna e delle due Sicilie. I sovrani dei due Regni, però, chiesero l’intervento militare dell’Austria per reprimere i moti.

STORIA DELLA CHIESA

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